
Riammissione alla Rottamazione-quater: Come Beneficiare della Legge di Conversione del Decreto Milleproroghe 2025
11 Aprile 2025
Perdite occulte: il silenzio del fornitore può costargli caro
9 Maggio 2025Introduzione
Nel complesso panorama del diritto di famiglia, il mantenimento dei figli maggiorenni rappresenta una questione di grande rilevanza, spesso al centro di intricate controversie legali. Recentemente, il nostro studio legale ha conseguito un importante successo dinanzi alla Corte d’Appello di Roma, che ha confermato la decisione del Tribunale di Cassino di revocare l’assegno di mantenimento a una figlia maggiorenne. Questa vittoria sottolinea l’importanza di valutare attentamente l’autosufficienza economica dei figli prima di stabilire o revocare un obbligo di mantenimento.
La vicenda trae origine dalla decisione del Tribunale di Cassino che, in sede di revisione delle condizioni di divorzio, aveva disposto la revoca dell’assegno di mantenimento precedentemente versato alla figlia, ritenendo che avesse raggiunto l’indipendenza economica. La madre e la figlia hanno impugnato tale decisione dinanzi alla Corte d’Appello di Roma, contestando la valutazione del Tribunale e sostenendo che la figlia non avesse ancora raggiunto una reale indipendenza economica.
Contesto e quadro normativo
L’articolo 315-bis del Codice Civile stabilisce che l’obbligo di mantenimento dei figli non cessa automaticamente con il raggiungimento della maggiore età, ma perdura finché il figlio non sia in grado di provvedere autonomamente alle proprie esigenze. Questa disposizione mira a garantire un adeguato sostegno ai figli durante il percorso di studi e l’inserimento nel mondo del lavoro.
I motivi dell’appello
Le reclamanti hanno contestato la sentenza del Tribunale di Cassino, adducendo principalmente due motivi:
Violazione della normativa sul mantenimento dei figli maggiorenni: Hanno sostenuto che il Tribunale avesse erroneamente interpretato la legge, sottovalutando la condizione di non autosufficienza della figlia, ancora impegnata negli studi e nella ricerca di un lavoro stabile.
Errata valutazione degli elementi probatori e vizio di motivazione: Hanno contestato che il Tribunale avesse dato eccessivo rilievo a rapporti di lavoro precari e alla percezione della NASPI, senza considerare l’assenza di redditi derivanti da beni immobili di proprietà della figlia.
La strategia difensiva del nostro studio legale
La nostra difesa si è basata su un’approfondita analisi della giurisprudenza e sulla produzione di prove documentali dettagliate, focalizzandosi su tre punti chiave:
Dimostrazione dell’autosufficienza economica della figlia: Abbiamo provato che la figlia svolgeva un’attività lavorativa continuativa con contratti annuali, percependo altresì la NASPI nei periodi di inattività.
Rilevanza del lavoro a tempo determinato secondo la giurisprudenza: Abbiamo fatto leva sul principio, più volte affermato dalla Cassazione, secondo cui un’attività lavorativa a tempo determinato può essere indice di autosufficienza economica, purché garantisca un reddito sufficiente e stabile.
Confutazione delle contestazioni delle reclamanti: Abbiamo dimostrato che le argomentazioni relative alla precarietà del lavoro e all’assenza di reddito da immobili non erano supportate da prove concrete.
La decisione della Corte d’Appello di Roma
La Corte d’Appello ha rigettato il reclamo, confermando la sentenza del Tribunale di Cassino e ribadendo che:
• L’obbligo di mantenimento cessa quando il figlio maggiorenne raggiunge una reale autosufficienza economica, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, purché l’attività lavorativa garantisca un reddito adeguato.
• La percezione della NASPI, in combinazione con contratti di lavoro regolari, è un valido indicatore di autonomia economica.
• Contestazioni generiche e prive di supporto probatorio non sono sufficienti a ribaltare una decisione di primo grado.
L’innovativa valutazione della NASPI
Un aspetto particolarmente significativo della decisione, che conferma la validità della nostra impostazione difensiva, riguarda la valutazione della NASPI come elemento che contribuisce all’autosufficienza economica. La Corte ha accolto la nostra tesi secondo cui la possibilità di accedere al sostegno al reddito nei periodi di inattività costituisce “un elemento oggettivamente dimostrativo di una astrattamente idonea autosufficienza economica dell’interessata”.
Il principio affermato
La pronuncia si inserisce in un filone giurisprudenziale, da noi attentamente valorizzato, che richiede una valutazione sempre più rigorosa dei presupposti per la conservazione del diritto al mantenimento. Come evidenziato dalla Cassazione (ord. n. 24391/2024), l’onere della prova delle condizioni che fondano il diritto al mantenimento grava sul richiedente, che deve dimostrare di aver perseguito con impegno la propria preparazione professionale o di essersi attivamente adoperato nella ricerca di un’occupazione.
Implicazioni per il diritto di famiglia
Questa sentenza è un importante precedente per tutte le cause in cui si discute la cessazione dell’obbligo di mantenimento verso figli maggiorenni. Essa ribadisce che:
• L’autosufficienza economica va valutata in modo concreto e aggiornato, analizzando la situazione lavorativa e reddituale del figlio.
• Il lavoro a tempo determinato e gli ammortizzatori sociali, come la NASPI, possono essere elementi validi per dimostrare l’autonomia economica.
• È fondamentale fornire prove concrete per contestare una decisione di primo grado fondata su documentazione solida.
Conclusione
Questa ordinanza rappresenta un precedente significativo per chi, come il nostro assistito, si trova a dover dimostrare la cessazione dell’obbligo di mantenimento nei confronti di figli maggiorenni che abbiano raggiunto una reale autonomia economica.